Monday, August 14, 2006

gli occhi del marocco

il treno che da marrakech mi portera' a casablanca e da li, in volo verso l'europa e' appena partito. la luce accecante delle undici incendia di arancio le mura ocra della capitale del sud. non e' ancora quel trionfo di rosso e carminio che caratterizza i tramonti; questa luce e' piu' violenta, meno calda e piacevole. seduto in prima classe, mentre lentamente la citta' scivola via dal finestrino chiuso, scorro le foto fatte in queste ultime due settimane passate in viaggio tra larache e tangeri, fez e marrakech. lo sguardo si posa sulla foto di un vecchio venditore d'acqua fresca e mi rendo conto che in quel viso, in quelle rughe, in quell'occhio chiuso si nascondono le mie impressioni sul marocco.
due settimane non sono sufficienti a capire un paese, nessun paese e forse meno che mai un paese come il marocco, cosi' ricco di storia e di contraddizioni. e cio' e' sopratutto vero se colui che guarda ha gli occhi e il cuore ancora colmi delle emozioni, tutte europee, di una citta' come lisbona.
la terra dei fenici, dei pastori berberi, delle memorie, ancora vive in alcuni luoghi, delle campagne romane, la terra degli arabi e dei dei suk, degli odori di menta e di harissa ha, del vecchio, le rughe profonde ed i colori sgargianti, la memoria ricchissima ed il presente povero ma mai disperato.
navigando nel mare di gente e mercanzie dei suk di fez e marrakech mi colpisce l'accostamento tra le vestigia di un passato sontuoso, testimoniato dai particolari ancora visibili di palazzi un tempo ricchissimi, e un presente fatto di mercanzie tutte uguali: tappeti, vasellame, kaftani di ogni foggia e colore, che esperti venditori contrattano senza sosta in una danza rituale in cui chi compra non e' mai disposto a pagare la cifra richiesta e chi vende parte con un prezzo che sa gia' essere troppo elevato.
e' in questo mare odoroso di caldo e di spezie, popolato da mercanti e da schiavi pronti a scambiarsi i ruoli, da ladri e da santoni, che rivedo gli occhi del vecchio. uno aperto e vigile su un futuro che si spera migliore, l'altro chiuso, per finzione o accidente: gli occhi del marocco.

11 Comments:

Blogger Lateo said...

Posti cosi vicini, ma cosi lontani, posti nei quali i nostri schemi i nostri ritmi le nostre certezze e necessità si inframgono e a volte cozzano, posti che ti fanno pensare riflettere scavare dentro te stesso, posti che ti cambiano per sempre.

8:22 AM  
Blogger Claudia said...

una storia così antica.... e pensare a come sono trattati i marocchini migranti di oggi!
Quante volte si incontrano persone che trovano lo straniero molto esotico nel suo Paese, molto discriminabile quando viene nel nostro.
(scusa la polemica, ma fare la segretaria in uno studio medico di base accende l'insofferenza per un senso comune xenofobo).

10:51 AM  
Blogger PiB said...

Bentornato

Realizzare che esistano differenti modi di vivere; pensare che esistano diversi modi di pensare; capire che esistano altri modi di vedere.....

3:34 PM  
Blogger Henry said...

lateo: e' appunto di questa lotta che volevo parlare.

claudia: la xenofobia e' un male, le diversita' talvolta creano disagi. io credo di avere il massimo rispetto per cio' che ho visto, ma cio' non toglie che ho sentito la mancanza della mia cultura, delle mie radici. forse per la prima volta in vita mia mi sono reso conto di quanto sia difficile essere a contatto con un mondo diverso dal tuo. e' stata indubbiamente una lezione!

pib: grazie. appunto quello che dicevo prima: com'e' difficile!

9:59 AM  
Blogger lophelia said...

Molto bella la foto, davvero. Grazie per averci regalato anche questo "viaggio".

11:40 AM  
Anonymous Anonymous said...

Ciao, tornata dalle ferie sono passata a trovarti.. bel post, bella foto... io non sono andata all'estero... purtroppo... ma se un giorno riceverò una grande eredità farò il giro del mondo... bacione

3:16 PM  
Blogger Claudia said...

Henry, ma siamo profondamente immersi nella nostra cultura e sentirne disagio o nostalgia non mi sembra una forma di razzismo.
Per quanto io ami l'america Latina e per quanto stare su uno scavo archeologico in Perù sia stata una delle più belle esperienze della mia vita, negli ultimi giorni mi mancavano anche i marciapiedi italiani (dalla quale cosa Antonio ha capito che, nella mia vita precedente, era lì che lavoravo!) e mi mancava la possibilità di lavare lo spazzolino sotto l'acqua corrente :-0
Io mi sento molto italiana e, partendo dalla conoscenza di me e della mia società, cerco di incontrare altre storie di vita.

3:49 PM  
Blogger Henry said...

lophelia: grazie. un tuo complimento a una mia fotografia e' un grande tesoro.

barbara: bentornata e grazie per esser passata.

claudia: e' cio' che cerco di fare anche io. quello che ho cercato goffamente di dire nel post e' che ho "sofferto" molto la distanza dalla cultura europea e allo stesso tempo il gap tra i passati fasti di quell'area del mondo e l'attuale situazione. comunque son felicissimo di essere andato.

10:06 AM  
Blogger Unknown said...

eh?

1:32 PM  
Blogger Noek said...

mmm... Marocco... una delle mete che voglio raggiungere (insieme a Istambul e India)...
un luogo che per ora resta un sogno lontano... di cui però mi arrivano a volte frammenti, immagini, odori...
e scalpito come una matta...
che invidia :)

11:28 AM  
Blogger Henry said...

noek: quando organizzi il viaggio a Istambul fammi sapere. ho una voglia matta di andarci e la certezza che sara' un altro amore, come quello per Lisboa.

9:26 AM  

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