Friday, October 13, 2006

não tenho ambições nem desejos

não tenho ambições nem desejos,
ser poeta não é a minha ambição,
é apenas a minha maneira de estar só

non ho ambizioni o desideri
essere poeta non e' una mia ambizione
e' solo il mio modo di esser solo

16 Comments:

Anonymous Anonymous said...

molto intenso.
"il mio modo di essere solo", ho la sensazione che ci rifletterò per qualche giorno almeno.

4:38 PM  
Blogger PiB said...

hertz non sarai il solo.....cmq Henry se vuoi farci del male dillo!

4:49 PM  
Blogger Henry said...

hertz: nel mio caso pochi giorni non son bastati; e' da mesi che custodisco questa poesia di pessoa/caeiro nel mio cuore. in certi momenti avrei voluto scriverla io...

pib: e' vero fa male...ma anche bene. pensaci.

10:20 PM  
Blogger lucia said...

Le parole di Caeiro mi ricordano mio nonno. Lui diceva sempre che i veri artisti non sono mai ambiziosi.

2:40 PM  
Blogger Cilions said...

Triste verità!

11:00 PM  
Blogger Henry said...

lucia: non credo che in questo caso sia l'ambizione o la sua assenza il punto.
l'intensita' delle parole di caeiro/pessoa e' il trasudare di quella solitudine densa come il miele che la sensibilita' del poeta deve aver avvertito come un peso troppo forte

francesco: e i musicisti sono i poeti delle note...

9:55 PM  
Blogger lucia said...

Sì, naturalmente il punto è la soliutudine che il poeta sente troppo forte, ma nell'assenza di ambizione, intesa come vivo desiderio di raggiungere qualcosa, non ci vedi una ricerca della solitudine?

9:47 AM  
Blogger artemisia said...

Essere poeta (vero) non è mai una scelta.

Forse è una condanna.

7:46 PM  
Blogger Henry said...

artemisia: essere sensibili e' una condanna. essere poeti (veri) e' un dono.

7:53 PM  
Blogger artemisia said...

Sono d'accordo...ma credo che esistano molti gradi di sensibilità, che se esasperata può essere una condanna. Così come esistono vari livelli di grandezza del dono poetico.

E in generale la sensibilità esasperata dei grandissimi si sconta (vedi ad esempio Sylvia Plath).

8:11 PM  
Blogger Dottor K said...

L'inevitabilità di ciò che si è, qualcosa su cui rifletto spesso e su cui spesso ho scritto.
Ma non esiste il poeta "vero".
E' qualcosa che non si può fare a meno d'essere, non ci sono sfumature nè vie di mezzo.
Diverso è il giudizio sulle poesie, quelle sì possono essere "vere".
Ma sono un'assoluta rarità.

11:11 AM  
Blogger Henry said...

artemisia: sulla sensibilita' ci sarebbe da parlare per ore. e cosi' pure di Sylvia Plath.
per quanto mi riguarda, spesso ho maledetto la mia sensibilita' che mi faceva star male piu' di quanto riuscissi a sopportare. dimenticavo, in quei momenti (e lo facci tutt'ora) che quella stessa sensibilita' mi permetteva di godere appieno i momenti positivi. alla fine forse tutto si bilancia.

dottorK: cio' che dici e' molto forte. e se per poeta s'intende la persona capacite di sublimare cio' che sente in qualcosa in cui altri possono ritrovarsi (poesie, musiche, romanzi, film, fotografie, quadri) allora non posso che pensarla come te. certo e' pero' che Pessoa e la Plath sono cime irragiungibili...

5:10 PM  
Blogger Claudia said...

un post in portoghese! che gioia inaspettata, anche se a te suonerà con inflessioni molto meno nasalizzate del mio portoghese d'oltremare.
stare soli...ma con i propri versi...non per ambizione, ok, ma per svuotare il "vaso" del cuore che tracima. Mah, io penso che il desiderio di essere dopo, essere nel tempo esista per chi SCRIVE i propri versi e che un interlocutore sia sottinteso. Isolarsi con se stesso e con un destinatario immaginario, che forse è un desiderio di dialogo.
Isolarsi un una delle maschere.

1:37 PM  
Blogger Henry said...

claudia: come sempre i tuoi interventi sono molto profondi...l'interlocutore c'e' sempre ovviamente. ma la presenza di un interlocutore (immaginario o meno) non credo che serva a lenire.
secondo me e' proprio l'atto dello scrivere, del sublimare, che in qualche modo lenisce.

mi piacerebbe molto sentirtela leggere in portoghese.

3:30 PM  
Anonymous Anonymous said...

"per quanto mi riguarda, spesso ho maledetto la mia sensibilita' che mi faceva star male piu' di quanto riuscissi a sopportare. dimenticavo, in quei momenti (e lo faccio tutt'ora) che quella stessa sensibilita' mi permetteva di godere appieno i momenti positivi. alla fine forse tutto si bilancia."

Niente di più vero, avrebbero potuto essere parole mie...

11:44 AM  
Blogger Henry said...

lo': benvenuto a suedive. i sensibili sono sempre benvenuti qui da me. torna presto.

1:39 PM  

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